La tela rappresenta il momento successivo al ferimento di un uomo: questi, seduto su un blocco di pietra, è assistito da un giovane, mentre il feritore fugge brandendo il pugnale; sulla destra una donna stringe a sé i figli spaventati dalla scena, rivolgendo lo sguardo verso la Vergine che appare sulle nubi. Dei due pittori che hanno eseguito la tela si conosce pochissimo. In particolare del piacentino Trezzi a cui si devono le architetture non si hanno riscontri biografici e notizie sull’attività artistica. L’impostazione del dipinto, delimitato ai lati da due quinte architettoniche, fa supporre che il pittore facesse parte del nutrito gruppo di quadraturisti piacentini cresciuto alla scuola di Ferdinando e Francesco Galli Bibiena.